Morirono nella notte. Il mistero della White House Farm.

Il 7 agosto 1985 Nevill e June Bamber, la figlia adottiva Sheila e i gemelli di sei anni Nicholas e Daniel, figli di Sheila, vengono trovati morti nella casa di campagna nell’Essex, uccisi a fucilate. Porte e finestre sono chiuse dall’interno; Sheila è morta arma in mano e una Bibbia a fianco. La polizia è stata avvertita da Jeremy, altro figlio adottivo di Nevill e June, svegliato nella notte da una telefonata del padre. Sembra un caso semplice di omicidio-suicidio, ma qualche mese più tardi, Jeremy, dopo indagini private condotte da familiari in lotta per l’eredità, è arrestato e in seguito condannato. Ancora in carcere nel 2023, si è sempre detto innocente, e forse lo è, come d’altra parte Sheila. Ma chi ha ucciso i Bamber? Morirono nella notte è una storia misteriosa di morte e crimini violenti, amore e tradimenti, vendette, fanatismo religioso e malattia mentale. Ci sono la lussuria degli anni Ottanta e l’omosessualità impossibile, la piccolezza della provincia inglese, la corruzione e l’errore giudiziario, molti soldi, armi e centoventidue celle di prigioni britanniche.

Storia terribile delle bambine di Marsala


Storia terribile della bambine di Marsala.
Il delitto che sconvolse l’Italia intera.

Marsala, nell’autunno del 1971 nel breve tragitto fra scuola e casa, tre bambine di nove, sette e cinque anni scompaiono. Si chiamano Antonella, Ninfa e Virginia. Nei giorni successivi tremila uomini battono la provincia. Sono poliziotti, carabinieri, militari, vigili e molti volontari, li coordina un giudice di alto profilo: Cesare Terranova. Finché i corpi delle tre bimbe vengono ritrovati. Nel 1979 la Corte d’Assise di Messina riconosce colpevole del triplice omicidio lo zio di Antonella, nel frattempo diventato “mostro di Marsala”, e lo condanna alla pena di 29 anni. Ma nessuno a Marsala crede che abbia agito da solo. Deve esserci altro: la mafia stragista, una banda senza scrupoli, le più terribili droghe, le orge sataniche, un complotto dei poteri forti. Devono esserci da qualche parte i potenti e gli impuniti. Negli anni e nei processi, altre storie si intrecciano a questa. Per una strana circostanza ne fanno parte personaggi noti: Carlo Alberto dalla Chiesa, a quel tempo colonnello, il pubblico ministero Ciaccio Montalto, il maresciallo Lenin Mancuso, il giudice Paolo Borsellino. Tutti poi vittime della mafia. L’autore, basandosi su atti giudiziari, testimonianze orali, cronache di giornali, ripercorre questa “storia terribile” senza tralasciare nulla. Ne nasce un “reportage narrativo siciliano” che mostra come verità processuale e verità storica non sempre coincidano. Per giungere infine a un’inedita spiegazione dei fatti.

Prefazione di Piero Melati.


Il bacio della bielorussa.
Un intrigo internazionale. Un thriller travolgente.

Due cadaveri ripescati da un canale non parlano. É questo il problema dell’ispettore van den Bovenkamp della polizia di Utrecht. Troppo tempo passato nell’acqua ha reso irriconoscibili i volti delle vittime, cancellato le impronte digitali. Restano solo il frammento di un tatuaggio e una misteriosa medaglietta, oltre a una testimone ben poco affidabile. Che i morti non parlano lo sa bene anche Franz La Fata, uomo d’onore e killer palermitano, irresistibile per le donne ma ben deciso a starne lontano perché «un soldato non s’innamora». Finché, nel luogo più impensato, incontra Gaia, fragile, complicata e bellissima.

Un ispettore stanco che presto si troverà  di fronte un terzo cadavere e un assassino alle prese con un cuore che non sapeva di avere: vicende lontane, in due Paesi diversi, destinate però a intrecciarsi inestricabilmente.

La pista di van den Bovenkamp lo porterà  dai due sconosciuti annegati a una splendida ed equivoca bielorussa, Ludmilla Zamiatenko, mentre l’indagine si allarga fino a toccare i traffici della politica siciliana e a minacciare la criminalità  organizzata internazionale…

Dalla cupa primavera olandese alla bellezza avvelenata di Palermo si dipana un thriller che coinvolge con le sue atmosfere, conquista con le voci e le storie di due personaggi straordinariamente reali, avvince con un intrigo in cui buoni e cattivi si confondono in un mortale gioco di specchi.


La notte del gatto nero.
La notte sbagliata per credere nella giustizia.

É una vita come tante, quella del palermitano Giovanni Ribaudo: un lavoro dignitoso, una moglie, Vera, e un figlio, Salvatore, che frequenta l’ultimo anno delle superiori. Un ragazzo simile a molti altri, con un po’ di sogni per la testa e qualche piccolo, innocuo segreto.

Ma una notte la paura che è di ogni genitore diventa realtà : una telefonata sveglia di soprassalto i Ribaudo, una sconosciuta cerca Salvatore con voce agitata. Salvatore però non è rientrato. La mattina, dopo angosciose ricerche, Giovanni scopre che suo figlio è stato arrestato: un reato grave, un’accusa incomprensibile. E per quest’uomo, che ha sempre creduto a parole come onestà , giustizia, serietà , e cercato di viverle, si apre un incubo, nel quale precipita tutta la sua famiglia.

Schiacciato negli affetti, assurdamente e crudelmente privato di un figlio, si trova a dover combattere una battaglia personale contro un muro di indifferenza, di arroganza, di corruzione: una macchina capace di stritolare chiunque, e che lo porterà lontano, molto lontano dalla persona che era…

Una storia di sopraffazione e una requisitoria morale che investe un mondo intero.

Premio letterario Città di Viagrande “Antonio Aniante” – 2013


I cani di via Lincoln.
Quando nessuno è innocente, la giustizia non è quella dei tribunali e il destino degli eroi è uno solo.

Palermo, notte di maggio. All’interno del ristorante Grande Pechino due carabinieri scoprono un massacro: otto persone ammazzate a colpi di kalashnikov e una donna in fin di vita. Sei dei morti sono cinesi. Uno è un giornalista italiano. L’ultimo ha viso e mani spappolati e nessuno sa riconoscerlo. La superstite è in coma. Forse potrà  raccontare, ma non ora.

Il tenente Cascioferro è sulla scena del crimine e pensa: via Lincoln è zona del boss Trionfante. Se c’è da compiere un omicidio, è Trionfante a doverlo ordinare o permettere. Se qualcuno sgarra in via Lincoln, è Trionfante a doverlo punire. Dunque: o Trionfante è coinvolto nella strage, o reagirà .

Ma Palermo è una città  in cui tutto è intrecciato. Boss mafiosi, anziani massoni e politici collusi si riuniscono nei palazzi nobiliari del centro città : la strage di via Lincoln ha rotto vecchi equilibri e messo in moto un’indagine che rischia di portare alla luce cose che devono rimanere nascoste. La cupola decide per una seconda strage proprio mentre Cascioferro scopre su cosa indagava il giornalista ucciso e capisce che forse è opportuno fermarsi. Ma non sa farlo, e quando scende negli scantinati del ristorante Grande Pechino lo attende un’altra macabra scoperta.



Il giapponese cannibale.

La storia vera di Issei Sagawa, uno studente giapponese timido e pieno di complessi, nel 1981 a Parigi per un corso post-laurea. Un giorno invita a casa un’amica olandese di cui è innamorato per farle leggere poesie in tedesco.

“Nel 1980 Issei era tornato per quattro mesi a Tokyo. Le donne giapponesi non gli piacevano. Non provava alcun desiderio. Pensava a ogni donna giapponese come a una figlia. Non sarebbe stato capace di un incesto. Quando fu di nuovo in Francia, sentì la minaccia del tempo che fuggiva. Era l’ultimo anno a Parigi, poi avrebbe preso la specializzazione in studi orientali e sarebbe tornato in Giappone. Niente più donne occidentali. Doveva agire.”


Il sangue degli altri.

Sicilia, 2005.
La Casinò Trinacria, con il benestare della politica locale, sta per aprire due case da gioco, quando l’operazione “Euro Fiches” della Guardia di Finanza svela, dietro il lucroso affare, una maxitruffa all’Unione Europea. Poco dopo, il presidente Toti Catania, vicino a fare importanti rivelazioni al giornalista Lo Coco, viene assassinato. Nelle stesse ore, un altro omicidio nel centro di Palermo: la vittima è legata alla società lettone Paradise, anch’essa operante nel settore casinò e pronta a subentrare negli appalti. In un crescendo di tensioni, Lo Coco entra in possesso di informazioni che rendono i delitti sempre più oscuri e precipita in un’indagine che lo mobilita professionalmente e personalmente. Scopre così inattesi collegamenti tra i morti sulle strade siciliane e crimini commessi in Cecenia. La ricerca della verità lo porta a Groznyj, a Mosca e a Riga. Con l’aiuto di un ufficiale dei carabinieri e di una ex poliziotta russa, Lo Coco è sul punto di trarre i fili dell’inchiesta quando si trova ad affrontare un nuovo pericolo, e, soprattutto, un’amara e sconcertante verità